Chissà che ne sarà di questo blog. Chissà se un giorno potrà diventare un grande sito. Chissà se sarà stato un fenomeno passeggero di primavera e il passatempo post-universitario
di un "local-giornalista" e di un "localciatore" che, invece di studiare, sotto un noce della facoltà di Lettere e
Filosofia si divertivano a discutere e scrivere di un calcio minore più "autentico", lontano dai soldi e dalle telecamere, fatto di parecchie pedate e
pallonate tra il Mugello e la Valdisieve. Tra tante perplessità, ecco però una certezza: fin dal primo giorno in cui era
nato questo blog, spinti da tante storie e leggende, da parte dei due ragazzi c'era il grande desiderio di parlare in particolar modo di una società e di una tifoseria fiorentina a loro sconosciuta ma che probabilmente condivideva i loro stessi valori e che puntualmente affollava le peggiori tribune dei peggiori campi della Provincia .L'impresa non era nè facile. L'impresa non era nemmeno originale dato che questa squadra aveva già avuto le giuste attenzioni sia da giovani ma promettenti giornalisti come Lorenzo Sarra e Fabio Ferri sia anche da un "tale" Benedetto Ferrara che scrive anche su quel "giornaletto" chiamato Repubblica. Tuttavia, un giorno anche i nostri due eroi hanno potuto conoscere da vicino questa realtà e così adesso, cercando di fare ciò che i
latini chiamavano emulatio, ossia cercando magari di emulare i grandi predecessori, questo blog non
può concedersi una vacanza senza prima aver parlato di quel fenomeno rumoroso e goliardico, rappresentante di un calcio minore solo per la categoria in cui milita la squadra, chiamato Centro Storico Lebowski.
Tutto infatti inizia quando il "localgiornalista" rufinese, il "localciatore" fiorentino delle Cure basse insieme ad un pontassievese di Coverciano decidono di andare a vedere per curiosità una loro partita: bastano novanta minuti e i ragazi vengono già affascinati dai numerosi tifosi e si innamorano dei loro cori, che presto entrano tra le melodie di qualche fine serata conclusa con qualche bicchiere di vino di troppo e qualche Cuba Libre a riscaldare l’anima.
La squadra e i tifosi grigio-neri hanno fatto colpo, così, visto che c’era la voglia di conoscere ancor di più questo fenomeno, ecco i tre spediscono due messaggi via facebook ai dirigenti della squadra in nome del blog e il gioco è fatto: l' appuntamento è per le dieci allo stadio Bartolozzi di Scandicci per fare due chiacchiere con un giovane dirigente e uno dei difensori simbolo di quella che adesso potremmo definire per numero di tifosi la “seconda squadra di Firenze”, le cui origini risalgono ad un lontano 2003.
Tutto infatti inizia quando il "localgiornalista" rufinese, il "localciatore" fiorentino delle Cure basse insieme ad un pontassievese di Coverciano decidono di andare a vedere per curiosità una loro partita: bastano novanta minuti e i ragazi vengono già affascinati dai numerosi tifosi e si innamorano dei loro cori, che presto entrano tra le melodie di qualche fine serata conclusa con qualche bicchiere di vino di troppo e qualche Cuba Libre a riscaldare l’anima.
La squadra e i tifosi grigio-neri hanno fatto colpo, così, visto che c’era la voglia di conoscere ancor di più questo fenomeno, ecco i tre spediscono due messaggi via facebook ai dirigenti della squadra in nome del blog e il gioco è fatto: l' appuntamento è per le dieci allo stadio Bartolozzi di Scandicci per fare due chiacchiere con un giovane dirigente e uno dei difensori simbolo di quella che adesso potremmo definire per numero di tifosi la “seconda squadra di Firenze”, le cui origini risalgono ad un lontano 2003.
Cerchiamo brevemente di descrivere questa storia. Nel 2003, nasce una squadra chiamata A.C.
Lebowski, in onore al film dei fratelli Cohen del 1997. E fin qui nulla di
strano: tante squadre assumono nomi che non rispecchiano l’identità di un luogo
o di un posto. Tutto è normale fino al 2004, anno in cui un gruppo di adolescenti
che, come dice Ferrara nel suo articolo, si ritrova a
sfogliare Calciopiù tra le panchine di Piazza d’Azeglio. Non possiamo parlare ispirandoci al film di
Mario Monicelli Amici Miei di un
“genio” caratterizzato da “ fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità
d’esecuzione” ma possiamo semplicemente parlare di un gruppo di adolescenti che
forse stanchi di qualche aspetto del calcio moderno e vogliosi di stare insieme
qualche sabato pomeriggio, decidono di botto: tifiamo questa squadra, fanalino
di coda, così per divertirci.
Da
quel momento, muove i primi passi la leggenda della tifoseria del Lebowski,
nata tra l’incredulità della stessa squadra che come dice un ragazzo pensava che la “stessimo prendendo per il culo”. Nel 2004, nasce poi il primo gruppo dei
tifosi ossia dei Drugati che fanno colore , fanno il tifo, si fanno sentire
fino al febbraio 2008, anno di scioglimento e della nascita dell’URL, ovvero
Ultimi Rimasti Lebowski, che diventano gli assoluti protagonisti di quel luogo
mitico chiamato “Curva Moana Pozzi”. Poi ecco che arriva la svolta del 2010 e
la scelta da parte della tifoseria di voler esprimere concretamente la loro
visione sul calcio e di voler prendere il timone di una squadra: ecco così che
tra le mura intrise di nicotina di un posto altrettanto storico denominato Foco
club, nasce il Centro Storico Lebowski,
squadra che pian piano cresce sia per tifo che per qualità dell’organico e
che arriva alla vittoria del campionato
di Terza Categoria di quest’anno.
La storia la sappiamo, ma per farvi capire come funziona e che cos’è questo Centro Storico Lebowski, arriviamo alla fatidica serata di Scandicci, mettiamo le birre da parte e lasciamo parlare quelli che hanno contribuito a scrivere la storia di questa squadra.
Giornali ,
televisioni locali parlano da tanto di voi, le leggende si diffondono
nell’ambito calcistico fiorentino e addirittura tre “stronzi” che un mercoledì
sera di maggio, tra l’altro non caldissimo, hanno fatto decine di chilometri
per venire a palare con voi. Qual è la chiave di successo di questo mitico
Centro Storico Lebowski?
La
semplicità, voglia di stare insieme e passione per il calcio: ecco le nostre chiavi di successo. Infatti la nostra organizzazione è davvero
semplice: il mister cura la parte
tecnica e noi pensiamo al resto, siamo centododici soci con diritto di parola che prendono
decisioni tutte insieme. Non c’è infatti un singolo che comanda, ci piace usare
la parola “noi”: noi ci adoperiamo per
fare cene e per autofinanziarsi , noi affolliamo la Curva Moana Pozzi e siamo
sempre noi che sosteniamo con passione questa squadra che abbiamo creato noi
stessi.
Una passione e un
tifo che ormai vanno fuori dalla Toscana e addirittura dall’Italia, non è vero?
Ebbene
si, il nome Centro Storico Lebowski è ben noto anche negli stadi di Colonia e
di Castellamare di Stabia grazie a degli gemellaggi con i tifosi del Colonia e
della Juve Stabia, quest’ultimo nato davvero per caso con un gruppo di ragazzi
ma che è stato fondamentale per conoscere e farci ispirare dal grande tifo
campano. Poi chissà, lo striscione Lebowski un giorno potrebbe essere appeso
anche sulla Torre Eiffel..
Questi gemellaggi
vi hanno portato ancor più notorietà e diciamo autorevolezza ma non sempre
tutto è stato rose e fiori. Qual ‘è stato il momento più brutto della storia di
questa squadra?
In
assoluto quello dopo i fatti di Roma dell’Ottobre 2011, quando la notorietà
divenne negativa visto che fu notato tra i cosiddetti “black block” un
indumento della nostra squadra. Da lì fu un momento molto brutto, fatto di
perquisizioni e inchieste. Insomma, ce la siamo vista brutta, pensavamo di
chiudere tutto.
E allora gioite
pensando ai momenti più belli, che immagino siano stati quest’anno..
Anche
nel passato ci sono stati momenti davvero belli ma tutta questa stagione è
stata davvero esaltante a partire da tutte le cene e le feste tra squadra e
tifosi, momenti di vera goliardia e festa, con mister Serrau sempre in testa.
Poi non sono mancate le gioie dal campo, con la vittoria del campionato di
terza categoria ma anche della Coppa Fringuelli che assume davvero un
significato importante visto che eravamo in centinaia a Calenzano, sotto la
pioggia nonostante la tribuna coperta, a sostenere la nostra squadra ed eravamo in centinaia a gioire tutti insieme
sotto la pioggia per la vittoria della nostra prima storica coppa. Oppure un
altro momento davvero toccante è stato il saluto finale della squadra dopo la
sconfitta in semifinale di coppa Toscana con il Roselle. Nonostante la
sconfitta, è stato davvero emozionante. Questo è il calcio che vogliamo.
Qual è dunque il
calcio che volete?
A
noi piace il calcio come mezzo di aggregazione sociale. Questo viene prima di
tutto e infatti, nonostante una larga parte abbia precise ideologie, nelle
nostre maglie, nella nostra squadra non compare alcun simbolo politico.
Ma chi tifa Lebowski è contro il cosiddetto
“ calcio moderno” e non tifa Fiorentina?
Assolutamente
no, tantissimi di noi la domenica vanno
alla stadio e sostengono la viola perché non si tradisce il “primo amore” e l’unica
fede certa nella vita ma non neghiamo che come tutti siamo contrari a molti
aspetti di questo calcio moderno, fatto di merchandising, pay- tv e dove il
tifoso è visto solo come un “consumatore di calcio”. A noi , l’impresa calcio
ci fa schifo ed è per questo che al CSL viene prima di tutto un valore, ossia
quello sociale del pallone.
E allora.. come
vedrete da grande questo CSL, quale progetti avete?
Tanti,
forse troppi. Però sappiamo anche cosa vogliamo: noi vogliamo creare un luogo
dove dare sfogo alle nostre idee in funzione anche della comunità che ci
circonda e il progetto/sogno/utopia della presa in gestione di uno specifico
impianto sportivo sarebbe fondamentale
per realizzarci in maniera definitiva. Noi vogliamo continuare a stare tra di
noi, fare iniziative e divertirci, iniziando già da domenica 15 giugno momento
in cui ci sarà anche il terzo memorial Gae, ragazzo scomparso tragicamente
qualche anno fa. Birra, pallone e aggregazione sociale: vada come vada ma basta
che questi valori siano sempre i protagonisti di questa squadra.
Ad
un tratto, le luci si spengono e il Bartolozzi deve chiudere così i ragazzi
venuti da “lontano” salutano i rappresentati grigioneri e rimontano sulla Palio, contenti di aver approfondito il
fenomeno Centro Storico Lebowski, soddisfatti di aver conosciuto la squadra rivelazione del
panorama fiorentino del 2013, fieri di aver conosciuto la squadra che
giustamente ha ispirato un verso di una canzone dei Malasuerte: perché il calcio minore resta sempre il migliore.
Buone
vacanze
Lollo